TITOLO: Polvere – Il caso Marta Russo
AUTORE: Chiara Lalli e Cecilia Sala
EDITORE: Mondadori
PREZZO: Cartaceo 18,00 € – ebook 9,99 €
PAGINE: 166
“Come può essere giusto il finale di questa storia, se è sbagliato l’inizio?”
Il libro di cui vi parlo oggi è “Polvere” (Mondadori, 2021). Molti di voi conosceranno i fatti narrati in questo testo semplicemente perchè sono realmente accaduti non troppi anni fa, altri perchè avranno avuto modo di ascoltare il podcast omonimo.
Nel 2020 infatti “Polvere” viene pubblicato come podcast e ottiene grande successo. Chiara Lalli e Cecilia Sala hanno speso più di un anno tra le carte di questo processo, a cercare i protagonisti di questa storia, a farsi e a fare domande, per provare a fare luce su un caso di cronaca che a oggi rimane avvolto nel mistero.
Si tratta del caso Marta Russo, l’omicidio che nel 1997 sconvolse la città universitaria Sapienza di Roma. Nel podcast prima e nel libro poi, Chiara Lalli e Cecilia Sala narrano tutta la terribile storia della morte di Marta, una studentessa ventenne uccisa, apparentemente senza motivo, all’interno della città universitaria romana.
Come si può morire a 20 anni? Come può una giovane ragazza trovare la morte nella sua università? E’ possibile che nessuno abbia visto nulla? Le due autrici cominciano la narrazione mettendo in luce il loro rapporto con questo avvenimento. Chiara Lalli, accademica e scrittrice, era proprio all’Università Sapienza quel terribile 9 Maggio 1997. Cecilia Sala, giornalista, aveva invece solo due anni all’epoca dei fatti, ma venne a conoscenza dell’accaduto nel 2011, al liceo. Ritrovatesi nel 2019, inizieranno a lavorare sul caso e daranno vita al podcast, uscito nel 2020 per Huffpost. Il lavoro delle due professioniste è minuzioso e preciso, cerca di scovare gli errori, i dubbi, i non detti di un caso giudiziario tra i più misteriosi dei nostri tempi. Come le stesse autrici affermeranno però:
“…a ogni incontro i nostri dubbi, invece di sparire, aumentavano”.
Partiamo dall’inizio, dalla cronaca. Il 9 Maggio 1997 Marta Russo e Iolanda Ricci, due studentesse al terzo anno di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, stanno camminando per le stradine interne della città universitaria. Sono le 11:42 quando si sente un forte colpo e Marta si accascia a terra. Le voci corrono veloci all’interno della città universitaria: “Hanno sparato!”
I tempi non sono più quelli in cui si sparava all’università, non sono più gli anni ’70 e da subito l’incredulità regna sovrana tra i presenti. Eppure Marta viene colpita da un proiettile in una delle stradine della cittadina universitaria di Roma e, dopo pochi giorni, muore in ospedale. Sin da subito il caso Marta Russo, il caso della Sapienza, diviene di dominio pubblico. Una giovane donna muore all’interno di uno dei luoghi che dovrebbero essere più sicuri e, come se non bastasse, la sua morte apparentemente non ha nè motivazioni, nè colpevoli. Il rumore mediatico che si crea intorno al caso è clamoroso.
“Questa è l’angoscia: la morte senza firma che arriva all’università, in un giorno di sole, che buca la testa di una ragazza normale, di una generazione cresciuta senza nemici, senza voglia di cortei, senza necessità di dichiararsi”.
Le indagini si susseguono a ritmo serrato, ma sono da subito piene di lacune, errori, non detti. Tra le pagine di “Polvere” possiamo ritrovare non solo un terribile fatto di cronaca nera italiana, ma anche un’indagine e un processo che non fanno che aumentare i dubbi e le domande. L’arma non si trova, il fatto è accaduto in un vialetto sul quale si affacciano centinaia di finestre, Marta non aveva nemici. La domanda che subito ci poniamo è “perchè?”, ma il problema è che ancora oggi, a distanza di più di 20 anni, nessuno sembra in grado di dare una risposta.
Ho trovato “Polvere” molto interessante. E’ un libro che cerca di far luce su un caso del quale avevo sentito parlare, ma che non avevo mai approfondito (all’epoca avevo 5 anni). Ammetto di non aver ascoltato il podcast, perchè ho scoperto prima il libro e l’ho divorato in due sere. La scrittura è incalzante, i fatti si susseguono a ritmo sostenuto e si cerca di far luce su tanti aspetti inerenti al caso Marta Russo.
Le autrici prendono in considerazione tante sfaccettature del processo, senza purtroppo arrivare a un punto, a una verità, a una certezza, ma non per colpa loro. Più che tentare di scoprire la verità dei fatti, “Polvere” vuole far luce su una pagina “sporca” della nostra cronaca.
Il caso Marta Russo è una sorta di labirinto contorto tra testimonianze ottenute con le minacce, alibi cercati e studiati, orari che non tornano, persone prima assenti e poi presenti il giorno dell’omicidio. La morte di Marta Russo ha portato inoltre a scoprire tante altre zone d’ombra all’interno dell’università Sapienza, tanti silenzi, tante “abitudini” scorrette, tanti fatti nascosti. Come se non bastasse gli inquirenti ebbero una fretta eccessiva. Questo caso era da risolvere a tutti i costi e in poco tempo e forse questa fretta ha portato in carcere degli innocenti.
Per concludere voglio sottolineare due piccole curiosità sul libro, non tanto rilevanti a livello di trama, ma che ho trovato carine e ben studiate. In copertina è riportata la statua della dea Minerva, che ritroviamo proprio fuori dall’università di Roma. Minerva è appunto la dea della sapienza, della saggezza, ma anche della guerra giusta e della lealtà. Se la statua in copertina richiama il simbolo dell’università in cui è stato compiuto l’omicidio, appare anche un ossimoro rispetto all’ingiustizia e alla slealtà dei fatti narrati.
Il titolo del libro, come quello del podcast, è “Polvere”. Esso richiama quello che nel processo del caso è stato considerato l’unica prova reale. Si tratta di un granello di polvere, un unico residuo di polvere da sparo trovato, dopo giorni, sulla finestra dell’aula 6 di Filosofia del diritto. Ancora oggi gli esperti non hanno un’idea comune sul valore processuale di questa “prova”.
“Non l’ha mandata in guerra, l’ha mandata in università”.