TITOLO: Papà: guida alla gravidanza maschile
AUTORE: Giacomo Papi
EDITORE: Sonzogno
PREZZO: cartaceo 16,00 € – e-book 9,99 €
PAGINE: 236
“Le pance si gonfiavano, le tette lievitavano, le nausee imperversavano. Alle cene non si parlava d’altro. Le future madri si lamentavano e i futuri padri provavano la parte. Non ci volle molto a capire che il ruolo maschile non era ancora stato scritto per bene”.
Una guida alla gravidanza pensata per i padri, dove vengono raccontate gioie e travagli della paternità. Il libro fornisce informazioni – mediche e psicologiche – necessarie, utili a rendere l’attesa più facile per lui. Si parte dallo spermatozoo per arrivare ai primi tre mesi di vita. In mezzo c’è tutto il resto, raccontato con la passione enciclopedica dell’autore: i progressi del feto minuto per minuto, le fasi della gestazione, il supplizio dei corsi preparto, la cronaca precisa del lieto evento, gli esami medici da fare, le decisioni da prendere, i cambiamenti da affrontare. In più ci sono statistiche, disegni, consigli per le acrobazie dell’amor gravido illustrate da fotografie d’epoca. Può essere letto come un romanzo, serio e spiritoso. Oppure consultato come un manuale. Alle madri offrirà l’occasione per spiare i sentimenti dei loro uomini. Ai padri, invece, quella di non farsi sopraffare dalla situazione.
Cari lettori mettetevi comodi perchè ho veramente tanto da dire su questo libro. Giacomo Papi ha pubblicato per la prima volta questa “Guida alla gravidanza maschile” nel 2002. Da pochi mesi è tornato in libreria con un’edizione aggiornata sia graficamente che per quanto riguarda alcuni dati esposti all’interno. Inoltre l’edizione Sonzogno contiene anche le illustrazioni di Andrea Bozzo e un’introduzione e una interessantissima postfazione dell’autore.
I capitoli in cui è organizzato questo libro riprendono i vari mesi della gravidanza, dal concepimento al parto. Si alternano con alcuni brevi capitoli in cui il padre è alle prese con il bambino già nato. Il tutto è intervallato da alcune pagine più tecniche in cui si spiegano concetti medici o curiosità etno antropologiche (scritte in un carattere solo per lettori con vista super). La scrittura è semplice, leggera, divertente, ma allo stesso tempo profonda. E’ un libro che si legge tutto d’un fiato e che sa essere divertente, ma interessante.
Devo fare una piccola premessa. Non sono una mamma, tanto meno un papà, ma sono un’ostetrica dal 2014, per cui appena ho visto questo libro la curiosità è stata troppa. La lettura mi ha coinvolta e interessata sin dalle prime pagine, soprattutto perchè tratta un tema molto reale e attuale. Il “problema” della gravidanza maschile, di come i futuri padri vivano i nove mesi della gravidanza e soprattutto il travaglio – parto, esiste!
Coinvolgere il padre in tutto il percorso che va dal concepimento al puerperio, magari non è il primo pensiero di un’ostetrica, ma è una realtà. Soprattutto a livello psicologico, chi si occupa ogni giorno di gravidanza, deve avere bene in mente questo concetto. Anche nei corsi di aggiornamento o nei manuali si parla sempre più spesso di triade (mamma, papà, bambino) e non più di diade (mamma, bambino). Quel che si vuole dimostrare è che il padre, che parte svantaggiato perchè non prova la sensazione di avere dentro di sè una vita che si sviluppa, è tutt’altro che inutile e va coinvolto. Anche per lui la gravidanza è un’esperienza unica e il parto è un evento che lo cambierà per sempre.
Giacomo Papi intraprende questa avventura proprio per permettere ai futuri padri di sentirsi meno soli e per prepararli a quello che sarà la gravidanza e il parto. Tra le pagine del suo “Papà” si scorgono consigli pratici e descrizioni ilari e simpatiche sui cambiamenti che porteranno la coppia a diventare triade. Papi tocca tutti gli aspetti più utili e quotidiani, dalla fecondazione alle contrazioni, dalle betaHCG alle nausee, dal pancione che cresce al sesso in gravidanza, dalle spese per il nascituro ai corsi di accompagnamento alla nascita, dai prodromi al parto.
Quello che ho maggiormente apprezzato di questo libro è la capacità di Papi di parlare in modo semplice e chiaro di argomenti che un futuro papà trova incomprensibili. Quando arriva un bambino spesso ci si lascia prendere dall’ansia delle cose pratiche, dai cambiamenti del quotidiano (la macchina più grande, la cameretta, gli acquisti, la valigia per il parto), ma si scopre poi tutto un nuovo mondo fatto di domande, dubbi, paure, incertezze e sentimenti che è molto più importante di tutto il resto. Papi riesce a trasmettere questo messaggio e sono sicura che i futuri padri che leggeranno il suo libro si sentiranno subito un pò meno soli e un pò più “normali”, capiranno che i loro dubbi sono comuni e che tutti, nelle loro condizioni, hanno le stesse perplessità.
La nota dolente di questo libro secondo me si trova in alcune informazioni specifiche su gravidanza e parto che vengono fornite. Se il libro si presenta come una simpatica lettura per “padri in attesa” non ho nulla in contrario. Se vogliamo farlo passare per un manuale sulla gravidanza ho qualche perplessità a riguardo. Mi immagino un futuro papà che riceve questo libro in regalo… indubbiamente da questa lettura scaturiranno discorsi e scambi di idee con la compagna/moglie.
E’ qui che nasce il problema. Dobbiamo pensare che le gravide sono delle spugne: assorbono qualsiasi informazione in modo incredibile e passano giorni e giorni a informarsi online, su riviste, libri, manuali. Addirittura ne ho viste alcune che si portano gli ultimi libri che ancora non sono riuscite a leggere in ospedale, nella speranza di ottenere le ultime informazioni utili tra una contrazione e l’altra. Proprio per questo motivo è bene non passare messaggi sbagliati, caotici o fuorvianti su un momento così delicato e difficile. Voglio tralasciare le piccole imprecisioni che ho trovato nel testo, perchè comunque mi rendo conto che questo libro non sia il Pescetto. Ci possono stare delle cose che vengono dette solo per ridere o scherzarci su e non per fare informazione. Altre cose però devo precisarle.
Innanzitutto non ho ben capito se il libro è stato interamente rivisitato nell’edizione del 2019, perchè alcuni dati, come le statistiche CeDAP, sono aggiornati, ma alcune informazioni e pratiche ostetriche descritte sembrano essersi fermate al 2002 se non agli anni 80… ma andiamo con ordine. Ci tengo a precisare che io ho inteso il tono comico e simpatico del testo, per cui non mi sono scandalizzata più di tanto leggendo che il marito chiama la moglie “benzinaia mammelluta” o che si riferisce al neonato con modi e termini non proprio alla Montessori. Ho anche apprezzato molto il fatto che l’autore denunci una scarsa informazione su alcuni temi come il sesso in gravidanza o sugli esami per il ricalcolo del rischio di patologie cromosomiche del feto.
L’ostetrica non viene mai citata ed è lei la professionista sanitaria che durante tutta la gravidanza deve informare la donna e la coppia, rispondere ai loro quesiti per permettere di affrontare più serenamente il percorso. L’ostetrica nel libro si inizia a scorgere ai corsi preparto e sembra lavorare solo dentro a una sala parto. Il delicato tema dei test cromosomici, che a un certo punto del testo viene paragonato, a mio avviso con poco tatto, al Totocalcio, è protagonista del primo colloquio che l’ostetrica tiene con la coppia nell’ambulatorio della gravidanza. Gli esami costosi che i ginecologi fanno fare in gravidanza, che sembrano quasi eccessivi o in più agli occhi di chi scrive, sono previsti da un decreto ministeriale e sono tra l’altro offerti dal Servizio Sanitario Nazionale. Si parla tanto di medicalizzazione, ma non si fa nulla per mostrare che oggi le cose per fortuna sono migliorate.
Da ostetrica sinceramente mi sono venuti i brividi a leggere che l’episiotomia è un taglio del perineo che si fa SPESSO o che il taglio cesareo viene fatto su richiesta della paziente o che le ostetriche sono contrarie all’epidurale e al parto in acqua. Ci sarebbe una parentesi lunga un intero libro da aprire su questi argomenti, mi basti dire che sono rimasta sconvolta. Il capitolo in cui si parla di corsi di accompagnamento alla nascita è simpatico, divertente, descrive scene imbarazzanti che molto spesso effettivamente accadono, dal buco nei calzini dei papà alle posizioni un pò da kamasutra di alcuni esercizi, ma contiene anche delle frasi che non condivido.
L’ostetrica, che viene chiamata istruttrice, spesso ha un “pregiudizio radicato” sui papà, un’antipatia e li ritiene inutili. Alla faccia dell’importanza della triade con cui ci riempiono la testa all’università! Sempre l’ostetrica (questa figura terribile mi verrebbe da dire a questo punto se fossi digiuna di consultori e sale parto) è contraria all’epidurale per motivi ideologici. La donna deve partorire con dolore e l’ostetrica non sa dare motivi scientifici a riguardo. Ritengo questo concetto davvero medievale. Inoltre a questi corsi si insegnano posizioni e si danno consigli che in travaglio non si useranno mai e che quindi si finisce per fare solo per “accontentare l’istruttrice”.
Il capitolo sul parto descrive scene assolutamente realistiche. E’ vero che i papà di solito tentano di mascherare la loro ansia e il loro senso di inutilità facendo migliaia di domande tecniche e tentando di interpretare la cardiotocografia. E’ vero che alcune donne finiscono per insultarli senza alcun motivo. C’è poi chi ci mette del suo per farsi insultare tra fotografie con il cellulare e indispensabili pause caffè sul più bello. Ma perchè il marito deve venire relegato quasi dietro al letto della partoriente? Questo devo proprio capirlo… anni e anni di battaglie per le posizioni alternative, per partorire a carponi, per camminare, per coinvolgere il partner e poi? Forse nel 2002 era così…oggi non direi!
Quindi arrivo a una conclusione. Questo libro mi è piaciuto molto perchè tratta temi delicati strappando sempre il sorriso e perchè solleva argomenti importanti sui quali spesso non si parla. Ho davvero amato alcune riflessioni profonde che l’autore, tra una battuta e una presa in giro, fa sulla paternità e sul complesso momento della gravidanza. Ho adorato la postfazione sull’essere papà e su quello che è cambiato nel rapporto padri e figli negli anni.
Se fossi una “lettrice qualsiasi” darei 5 su 5 a questo libro, però devo essere realista. Le imperfezioni ci sono e non deve passare un messaggio sbagliato su un argomento così fondamentale. Non penso che l’intento dell’autore fosse quello di scrivere un manuale di ostetricia o un protocollo ospedaliero. Però uno che mi arriva a descrivere alla perfezione i diametri ostetrici e i rapporti materno-fetali deve avere altrettanta precisione su tutto il resto e non insultare Leboyer. Il mio voto da ostetrica è quindi 3 su 5 e farò una media dei due voti.
Ah e mi raccomando futuri papà… se vostra moglie rompe il sacco (le acque) portatela in ospedale! Non è vero che non la ricoverano per non affollare il reparto!
VOTO: 4/5
CITAZIONI:
Era quella la prima lezione: vivere e nascere non sono decisioni, ma eventi elementari di cui comunque ci si trova a essere spettatori.
Ci si metta una pietra sopra che è meglio. Questa, come cento altre sensazioni, è fuori di portata. La sola cosa concreta che un uomo ha davanti è una pancia che cresce.
Stava per compiere un mese ormai. E già il padre provava nostalgia. Cercava di ricordarlo quando lo aveva visto uscire dal corpo di lei. Sapeva che quel tempo era trascorso, che stava passando. Una percezione nettissima e dolorosa.
Capì che la forma più forte e violenta dell’amore è essere utili.
E sapeva che nulla al mondo mai sarebbe stato più bello di un momento così, che quello era tutto e che sarebbe trascorso, eppure era tutto. Che l’acqua era un utero dove le cose abbassano la voce e il tempo cammina in punta di piedi, dove il dolore è un fastidio e la tristezza non c’è.
Più che violenta l’esperienza del parto è vivida, assordante. Ciò a cui si assiste è talmente straordinario che non si reagisce con i normali modelli di comportamento.
Il reame dell’attesa si trova qui, nel luogo in cui le cose succedono quando scelgono di farlo. E’ l’ultimo posto rimasto nel mondo in cui non si può affrettare il passo. Qui nulla può essere provocato e si impara che all’uomo, nella vita, non è dato che aspettare.