TITOLO: Meno dodici
AUTORE: Pierdante Piccioni con Pierangelo Sapegno
EDITORE: Oscar Mondadori
PREZZO: cartaceo 14,00€ – e-book 7,99 €
PAGINE: 350
L’ultimo giorno di maggio del 2013, Pierdante Piccioni, primario all’ospedale di Lodi, finisce fuori strada con la macchina sulla tangenziale di Pavia. Lo ricoverano in coma, ma quando si risveglia, poche ore dopo, il suo ultimo ricordo è il momento in cui sta uscendo dalla scuola dove ha appena accompagnato il figlio Tommaso, nel giorno dell’ottavo compleanno. Precisamente il 25 ottobre 2001, dodici anni prima della realtà che sta vivendo.
A causa di una lesione alla corteccia cerebrale, dodici anni della sua vita sono stati inghiottiti in un buco nero, riportandolo indietro nel tempo, quando in Italia c’era la lira e la crisi economica pareva lontana, persino impensabile, mentre la rivoluzione digitale che sta cambiando il mondo era appena agli albori e nessuno parlava di post su Facebook o video su YouTube.
All’improvviso Pierdante Piccioni è diventato un alieno, incapace di riconoscere le sue cose, le sue abitudini, addirittura se stesso in quel volto invecchiato che gli restituisce lo specchio e in cui a stento ritrova la propria immagine. Attorno a lui tutto è cambiato: i figli non sono più due bambini di otto e undici anni, ma due maschi adulti, con la barba e gli esami all’università, mentre la moglie sembra un’altra donna, con le rughe e i capelli corti che hanno cambiato colore. Come potrà riprendersi la propria vita?
Nelle pagine del suo diario, in questo viaggio incredibile fra due esistenze parallele che non riuscirà mai a riallacciare completamente, Piccioni racconta non solo l’angoscia di un uomo costretto a guardare la realtà con gli occhi di un estraneo, come fosse un marziano, ma la lunga e faticosa riconquista della propria identità, delle relazioni con i familiari e con i colleghi, di tutto il tempo perduto che non riavrà più indietro. Da vittima di un banale incidente, Piccioni diventa così il medico – e il paziente insieme – protagonista di una straordinaria vicenda umana, di chi sulla propria pelle ha esplorato l’abisso della memoria e ne è risalito, per ricominciare a vivere.
“Meno dodici” è un libro a cui mi sono avvicinata solamente dopo l’uscita della fiction tv “DOC – Nelle tue mani” con Luca Argentero. Nella serie tv di Rai 1 il noto attore è Andrea Fanti, che in realtà è proprio Pierdante Piccioni, protagonista di questo libro. Vi sono molte differenze tra la fiction e la storia reale di questo medico, raccontata in “Meno dodici”, anche se in entrambi emerge l’angoscia e il dolore di chi deve ricostruirsi una vita dopo un evento che gliel’ha completamente cambiata.
In “Meno dodici” il dottor Piccioni racconta il suo calvario. Dal giorno del suo incidente stradale, avvenuto il 30 maggio 2013, egli è costretto a rinascere, con tutte le difficoltà che questo comporta. La sua memoria è ferma a dodici anni prima e per lui è un vero e proprio trauma risvegliarsi senza riconoscere più i colleghi, senza ricordarsi della morte della madre, senza rivedere nei suoi figli quei bambini affettuosi, ma degli adulti scontrosi e sfuggenti.
Il dottor Piccioni in “Meno dodici” accompagna il lettore giorno dopo giorno nella sua lenta e complessa ripresa. Chi legge questo libro finisce non solo per affezionarsi al personaggio, ma anche a vivere la sua sofferenza e a empatizzare a pieno con lui. Dal suo risveglio è una lotta continua sia con se stesso che con gli altri. Si sente incompreso, deve studiare nuovamente nozioni che giorni prima sapeva sicuramente alla perfezione, ma che aveva rimosso, si trova a fare i conti con la tecnologia, che nel 2001 ancora non era sviluppata, e con l’introduzione dell’euro. C’è poi la famiglia e quindi il rapporto con l’anziano padre e con la moglie, che in alcuni momenti sembra l’unica ancora di salvezza che collega il prima al dopo, il passato dimenticato al presente e al futuro.
Nell’ultima parte del testo poi Piccioni si concentra sul lato professionale e affronta il tema del suo essere medico. Dopo l’incidente si è ritrovato a fare il paziente, ma non ha mai perso di vista il suo desiderio: tornare a fare il medico. L’interesse dei suoi superiori sembra però non coincidere con il suo. Per questo dovrà affrontare una serie di peripezie burocratiche e legali che lo portano a lottare con tutte le sue forze per difendere i suoi diritti e il suo lavoro tanto amato.
Questa biografia è un inno alla vita, alla resistenza e soprattutto alla resilienza. Pierdante Piccioni ha avuto momenti molto bui, ha anche pensato che fosse molto più rapido e indolore farla finita. Il suo spirito da combattente e il suo amore per la medicina e la famiglia però, lo hanno salvato e portato a riconquistarsi la sua vita.
Sono stata molto contenta di aver letto “Meno dodici” perchè mi interessava scoprire la vera storia di questo medico. Come spesso accade le fiction devono romanzare in parte la storia per renderla più attraente dal punto di vista televisivo. A me interessava scoprire e conoscere la vera vita di questo “Robin Hood” e sapere quale fosse stata la spinta alla rinascita che sembrava impossibile. Lo stile dell’autore è veramente molto affascinante e ho apprezzato molto questa lettura, anche se la parte centrale l’ho trovata un pò lenta. In generale questo libro è un grande insegnamento di vita e di forza, un vero inno alla resilienza.
VOTO: 4/5
CITAZIONI:
“Il futuro ha questo di strano, che non ti aspetta. Tutto il resto del tempo ti sta accanto, in un modo o nell’altro, anche quando ti sfugge via, perchè sei tu che lo perdi. Il futuro no. Me ne accorsi in quel momento. Tutto è già avvenuto, anche quello che deve ancora succedere. Se uno ci pensa bene è terribile. E’ una sentenza. Ecco cosa mi è successo.”
“Ma cercando la luna in quel golfo di cielo tenebroso che riempiva la finestra per la prima volta pensai che forse, per rinascere, bisognava dimenticare.”
“Quell’allegria, quei rumori non erano solo dentro la mia memoria. Erano dentro al mio sangue. La vita è rumore.”
“Pensai che i figli si sono abituati a vedere i padri, nel loro inconscio, come cavalieri invincibili che superano tutte le malattie per proteggerli. E’ un compito del papà affrontare gli ostacoli. Lui sa come si fa. Non loro.”