Dopo tanti anni, il sontuoso cancello di Villa Fiorita si apre di nuovo per accogliere Margherita, Viola e Iris. Tre sorelle. Tre giovani donne che, per ragioni diverse, si sono lasciate alle spalle la casa in cui sono cresciute e tutto quello che significava per loro. Ma ora è lì che devono tornare. Perché Dalia, la loro madre, vuole scrivere un’autobiografia che racchiude tutta la storia della famiglia. Non solo i dettagli della sua luminosa carriera di attrice che, all’apice della fama, ha deciso di ritirarsi dalle scene; ma anche segreti che le tre sorelle non vogliono che vengano svelati.
Perché hanno ormai la loro vita. Perché finalmente nessuno sa chi sono e non sono più circondate da giornalisti e fotografi. Quello che è stato è giusto che resti sepolto. La verità non sempre è la scelta giusta. Margherita, Viola e Iris hanno solo un weekend per far cambiare idea a Dalia, una donna che non le ha mai ascoltate perché sempre concentrata su sé stessa. Ma la posta in gioco è troppo alta e loro non sono più tre ragazzine.
Sono cresciute e il loro futuro dipende da quello che verrà scritto in quel libro. Solo unite potranno raggiungere il loro obiettivo. Ma il rapporto tra sorelle può essere sia un rifugio sia una prigione e la famiglia a volte è un luogo in cui lasciare che ogni segreto rimanga tale per sempre. Dopo “Apprendista geniale”, “La ragazza con le parole in tasca” e “Tutto accade per una ragione”, Anna Dalton torna con un romanzo maturo e potente. La storia del legame speciale che unisce tre sorelle. La storia di una madre che ha sempre imposto le proprie scelte. Una storia che racconta le ombre che albergano in ogni famiglia e le luci che colpiscono inaspettate.
TITOLO: Le tre figlie
AUTORE: Anna Dalton
EDITORE: Garzanti
PREZZO: cartaceo 18,60 € – e-book 7,99 €
PAGINE: 280
“Le tre figlie” è la storia di tre sorelle che non si vedono da anni, ma che hanno in comune un passato sofferto e una madre ingombrante. Ambientato nella Roma dei primi anni 90, “Le tre figlie” parla di Iris, Viola e Margherita, le tre figlie della famosissima Dalia. Accomunate ognuna da un nome floreale, queste quattro donne si ritroveranno tutte insieme dopo anni. Il loro incontro farà riemergere senza dubbio tutti i fantasmi del loro passato.
Essere figlia di una delle attrici più famose e ricche d’Italia per alcuni potrebbe sembrare una fortuna o un privilegio. Non è così in questo romanzo, dove Dalia è un’affermata attrice che per tutta la vita ha messo da parte la famiglia per pensare alla carriera. Dalia ha avuto tre figlie da suo marito che, essendo un importante primario, ha dedicato poco del suo tempo alla famiglia. Viola, Iris e Margherita si ritrovano quindi fin da piccolissime a doversela cavare da sole, circondate da sfarzo e ricchezza, ma sempre sole e in cerca di affetto. Tra le sontuose mura di Villa Fiorita, le tre bambine crescono grazie all’attenzione di Dolores, la governante e imparano ben presto a riconoscere i dipendenti della Villa come persone familiari, molto più che i genitori.
Sin da subito appare chiaro che questa carenza di attenzioni e di affetto ha causato un’ampia lacuna nella psicologia delle tre protagoniste. Viola, ragazza bellissima e “ribelle” vive ad Assisi, dove ormai da dieci anni è entrata in convento. Margherita è una donna in carriera e una mamma che però ha qualche dubbio sulla relazione con il marito. Iris è la sorella che più è rimasta attaccata alle sue radici e che ha passato più tempo a Villa Fiorita. Dopo aver assistito il padre nella malattia, decide di andare a vivere da sola ormai in età adulta, ma sembra ancora non completamente cresciuta.
“Le tre figlie” comincia con una lettera, che la madre Dalia scrive alle tre figlie e che è il pretesto per permettere che queste quattro donne si riuniscano dopo anni nella stessa casa. Dalia infatti dice di voler pubblicare un libro sulla sua vita, un’autobiografia che, data la sua importanza nel mondo del cinema, potrebbe diventare un bestseller. Spaventate dall’idea che tutto il mondo possa venire a conoscenza di fatti del loro passato e della loro famiglia, le tre sorelle si danno appuntamento a Villa Fiorita per cercare di far ragionare la madre e per convincerla a non pubblicare nessun libro.
Ecco che il lettore assiste allora all’arrivo delle tre sorelle nella loro casa d’infanzia dove, si capisce da subito, l’affetto e la dolcezza hanno dovuto lasciare il posto alla ricchezza e alle apparenze. La casa è una vera e propria reggia, circondata da un giardino tirato a lucido. All’apparenza una villa da sogno, ma non ci vuole molto a capire che quelle mura nascondono un passato di sofferenze per le tre ragazze e, forse, anche qualche segreto…
Il libro è diviso in paragrafi che segnano le fasi di questo incontro familiare. Tralasciando qualche flashback inserito dall’autrice per far comprendere meglio al lettore quello che è stato il passato delle protagoniste, tutta la storia si svolge in un weekend e ogni capitolo prende il nome dalla sua protagonista. La copertina, che inizialmente non mi aveva affascinata (sicuramente non è uno di quei libri che mi ha attratto per la sua copertina, ma per la sua autrice), è meravigliosa, se le si dà il giusto senso una volta conclusa la lettura.
Ho ritrovato con piacere lo stile di Anna Dalton, che avevo amato e apprezzato molto nella trilogia del Longjoy College. Ogni volta che leggo un libro della Dalton ho come l’impressione che lei non faccia alcuna fatica a scrivere, che le risulti assolutamente naturale e che le parole scorrano una dopo l’altra quasi da sole. E’ uno stile che amo e che mi spinge a rimanere incollata alle pagine capitolo dopo capitolo. Mi ha catturata sin da subito con “L’apprendista geniale” ed ero un pò scettica su questo “Le tre figlie”, forse solamente perchè ormai ero molto legata ai protagonisti e alle ambientazioni della sua precedente trilogia. Invece devo dire che ho ritrovato tutti gli ingredienti che fanno della Dalton una delle mie autrici preferite.
“L’avevano chiamata Viola, il fiore del pensiero, ma in quel momento in cui più di tutto avrebbe voluto smettere di pensare, quel nome le pareva una maledizione.”
“E si chiedeva sempre quando sarebbe finita quella cosa del crescere e del non sentirsi ancora una persona intera e compiuta: lei aveva già ventisei anni, quasi trenta, e non vedeva l’ora di appendere la crescita al chiodo e raggiungere una qualche forma di interezza, di completezza, di senso”.
“Era il ritorno forse. Il ritorno del passato, di quella vita che a un certo punto, per sopraggiunti limiti di età e sopportazione si abbandona correndo, senza guardarsi indietro. E allora perchè la nostalgia? Forse perchè […] quelle donne, le sue sorelle, non erano persone cresciute accanto a lei e da cui poi si era allontanata, erano persone di cui lei stessa era fatta.”
“Una sorella non si può lasciare, da una sorella non si può divorziare, con una sorella non si deve trattare. C’è. Una compagna certa in quell’intricato percorso che è la vita.”
“Si erano cercati e stretti quel pomeriggio di neve in cui John Lennon non c’era più come se la felicità nel mondo fosse sul punto di esaurirsi e loro dovessero sbrigarsi ad agguantare quel poco che era rimasto.”
“Si ricordò allora di come ci si sentiva a fare l’amore davvero. Ad arrivare insieme a quel punto in cui tutto è ormai inevitabile, fuori controllo, in cui ogni buona regola della vita si scioglie. Niente è come amarsi così a fondo.”
“Di chi è la colpa. Non è dato saperlo. Ma c’è un momento nella vita in cui tutte le voci che senti urlare nella tua testa si possono mettere a tacere in un solo modo: lasciandosi andare.”
“Perchè forse, in fondo, l’unico modo per liberarsi di un sogno non è svegliarsi, ma viverlo.”
“E lei pensò che se l’amore era qualcosa allora era proprio quella cosa lì, che esisteva anche se non doveva esistere.”