Il catino di zinco – Margaret Mazzantini

TITOLO: Il catino di zinco

AUTORE: Margaret Mazzantini

EDITOREMondadori

PREZZOcartaceo 12,00€ – e-book 6,99 €

PAGINE: 137

Al centro di questo romanzo, il primo scritto da Margaret Mazzantini, c’è l’esistenza drammatica di una donna coerente e volitiva, che riesce sempre a conservare con coraggio e tenacia la sua indipendenza interiore. È Antenora, eroina di un mondo arcaico, nel quale, pur confinata all’interno delle mura, esercita un matriarcato energico e indiscusso. Valori netti e semplici, sentimenti forti ed esclusivi la renderanno capace di affrontare dittature, guerre, e la difficile ricostruzione, senza mai perdersi d’animo. Di fronte alla sua morte, una donna di un’altra generazione, la nipote, ne tratteggia un superbo ed evocativo ritratto. Un romanzo intenso costruito attorno a una donna in grado di essere sempre se stessa nonostante l’ostilità del mondo e della storia.

Margaret Mazzantini è una delle mie autrici preferite. Mi sono innamorata della sua scrittura forte, realistica, cruda, diretta con “Non ti muovere” che è ancora oggi il mio libro preferito in assoluto. Ho amato molto anche “Venuto al mondo”, “Nessuno si salva da solo” e “Splendore”. Ammetto però di dover ancora recuperare i suoi altri scritti. Così, approfittando di questi terribili giorni di quarantena, ho deciso di recuperare letture che mi aspettavano da tempo nella mia libreria. “Il catino di zinco” è stata la mia prima scelta. Mi ha sempre incuriosita molto perchè è il romanzo di esordio della Mazzantini. Scritto nel 1994, quando io avevo ben 2 anni, questo libro ha segnato l’inizio della carriera di Margaret Mazzantini, che io ho scoperto solo nel 2001 con “Non ti muovere”.

“Il catino di zinco” narra la vita di Antenora, una donna di altri tempi, con valori arcaici e una storia densa di esperienze e sofferenza. A parlarci di lei è la nipote, che narra la vita della nonna in occasione della sua morte e che ci fa vedere, con gli occhi di una ragazza di due generazioni dopo, quello che accadde nella sua famiglia nei primi del ‘900, ma anche i sentimenti, le paure, gli amori, gli affetti, il dolore che ha attraversato negli anni la sua famiglia. Antenora è una donna tutta l’un pezzo, che ha vissuto una vita lunga e piena e che non si è risparmiata gioie e dolori. Vista con gli occhi di oggi ci può sembrare un personaggio assurdo, ma penso che tutti possano ritrovare tra le pagine di questo libro un ricordo, un’immagine, un racconto dei propri nonni.

“Il catino di zinco” è un romanzo pieno di emozione, denso e crudo. La scrittura della Mazzantini non si smentisce mai ed è in grado di farti piangere, sorridere, pensare e arrabbiare tra le sue pagine come nessun altro. In generale devo dire che sono rimasta delusa da questo libro perchè avevo altissime aspettative. Anche gli altri libri della Mazzantini utilizzano un linguaggio molto ricercato, complesso, a volte aulico. Anche negli altri libri della Mazzantini ci sono descrizioni infinite, così accurate che rischiano di farti perdere il filo della trama.

In tutti gli altri libri però, soprattutto in “Venuto al mondo” che è piuttosto lungo, sono arrivata a un punto di svolta. Magari in alcuni capitoli mi annoiavo, ma poi trovavo sempre qualcosa che mi faceva andare avanti e che mi legava per sempre a quei personaggi, a quella lettura. Qui invece ho proseguito controvoglia, mi sono annoiata, a volte sono dovuta tornare indietro perchè certe parole mi risultavano troppo complesse. La trama rischia troppe volte di essere accantonata per lasciare spazio a descrizioni infinite. Solo verso la fine ho provato qualcosa per i personaggi, ma per me è stata in generale una lettura fredda. Non ho provato emozioni tra le pagine di questo romanzo, mentre negli altri mi sono ritrovata spesso in lacrime per Angela, Italia, Gemma. Non ho riempito il libro di post it e sottolineature come sono solita fare con la Mazzantini.

Mi è piaciuta molto la metafora del catino di zinco, che dà poi il titolo al libro. Il catino accompagna la protagonista della storia durante tutta la sua vita. Viene utilizzato all’inizio del romanzo per fare il bagno ai bambini e ritorna tra le ultime pagine per pulire la biancheria e i pavimenti.

Un’altra cosa che mi è piaciuta e che adoro particolarmente della Mazzantini, è la sua scrittura cruda. Quelle parole forti usate al punto giusto, che sembrano non poter essere sostituite con nient’altro in quel momento. La Mazzantini inoltre in ogni suo libro fa riferimenti realistici, duri, forti alla femminilità. Non sono scene centrali nella storia. A pensarci bene potrebbero benissimo essere sostituite da altri particolari, ma l’autrice le vuole sottolineare, ci tiene a parlarne. Anche qui infatti riporta il menarca della nipote, il fibroma uterino che le crea problemi, i rapporti sessuali con il marito, il tentato stupro subito.

VOTO: 3/5

CITAZIONI:

“No. La vita è un pensiero che bisognerebbe non avere.”

Pubblicato da thegiulybox

Mi chiamo Giulia e sono una ragazza di 27 anni con una grande passione per la lettura e per la musica. Nella vita sono un'ostetrica. Nel 2019 ho finalmente deciso di aprire questo blog, dopo tanti ripensamenti e tante paure, per poter dire la mia su ciò che leggo e per scambiare idee e consigli con altri amanti dei libri.